Storia di Poggibonsi

Ultima modifica 30 agosto 2023

Poggibonsi (Podium Bonitii: Poggiobonizio) "bilico della provincia Toscana", come la definiva Giovanni Villani nella sua Cronaca del 1300, situata nell' Alta Valdelsa alla confluenza delle principali vie di comunicazione che attraversano la Toscana, all'apparenza può sembrare solamente una città moderna ed invece offre opere d' arte ed antichi monumenti di grande valore ed interesse.
Le sue origini sono antichissime, la tradizione la vuole fondata dai soldati in ritirata di Catilina, sconfitto da Petreio nella battaglia di Piteccio presso Pistoia nel 62 a.c., tracce certe sono costituite da ritrovamenti Tardo Romani, Longobardi e Carolingi sulla collina di Poggiobonizio. Nell'Altomedioevo la presenza dell' Abbazia di San Michele Arcangelo a Poggio Marturi portò alla crescita, con funzioni di centro commerciale, del borgo di Marturi, corrispondente all'attuale area del centro storico intorno alla Collegiata. Il borgo ebbe subito un certo rilievo economico e politico, tanto che nella Pieve di S. Maria Assunta la contessa Matilde di Canossa nel 1078 e nel 1103 tenne le adunanze dei propri vassalli durante le quali emanò numerosi editti.

Un forte impulso al suo sviluppo fu favorito dall' essere situato lungo il tracciato di "fondovalle" della Via Francigena, che a partire dal XII secolo acquistò maggiore importanza rispetto a quello "collinare", come testimoniano i resoconti di viaggio dell' Abate islandese Nikolas del 1151 e del Re di Francia Filippo Augusto di ritorno dalla Terza Crociata nel 1191. Dalla fine dell' XI secolo iniziarono le pretese di Firenze su Marturi, che da allora condusse sempre una politica antifiorentina.
Nel 1155, per volere di Guido Guerra dei Conti Guidi, si iniziò a costruire un insediamento fortificato sul poggio di proprietà del nobile Bonizzo Segni, dove nei secoli precedenti erano sorti anche gli insediamenti Tardo Romani, Longobardi e Carolingi. Il nuovo castello venne chiamato Poggiobonizio e ben presto diventò una vera e propria città ,come ci confermano i risultati degli scavi archeologici in corso. Alla sua costruzione parteciparono le popolazioni dei borghi circostanti e di Siena.
La nuova città fu divisa in sette contrade dove ogni popolo edificò la propria chiesa. Poggiobonizio si schierò politicamente con il partito ghibellino e questo la portò ad essere perennemente in scontro con la guelfa Firenze che mal sopportava la presenza di questa città in continuo ascesa sia politica che economica.

Nel 1183 l'imperatore Federico Barbarossa la liberò da ogni vincolo feudale e Poggiobonizio poté così costituirsi in libero Comune con propri statuti e l'elezione dei Consoli e del Podestà. La sua ascesa fu rapidissima, grazie all' intraprendenza ed alla capacità dei propri abitanti che svilupparono il commercio con tutte le aree del Mediterraneo e Nord Europa e l' artigianato con l' istituzione dei Consoli delle Arti e delle Corporazioni. Nei primi anni del Duecento la città faceva parte della Lega Toscana insieme ai principali centri della regione.

Nel 1220 l'Imperatore Federico II di Svevia, che qui aveva un suo palazzo ed un suo vicario imperiale, rinnovò l' autonomia politica di Poggiobonizio e la nominò "Città Imperiale". In questo periodo la città ebbe un notevole sviluppo sia urbanistico che economico che portò alla costruzione della seconda cinta muraria. Nel 1260 i Poggibonizzesi parteciparono alla battaglia di Monteaperti che vide i Fiorentini sconfitti dai Senesi. Negli anni successivi, con la crisi del ghibellinismo, Firenze rinnovò le proprie mire espansionistiche su Poggiobonizio.
Nel 1267 Carlo d'Angiò, assediò la città da Agosto a Dicembre, periodo lunghissimo per il medioevo e considerato che i Poggibonizzesi non erano preparati a sostenerlo possiamo farci un' idea della sua ricchezza e delle capacità degli abitanti.In questo tragico contesto si svolse l' eroico episodio delle giovane Usilia che con trecento soldati tentò una sortita dalla città per uccidere Carlo d' Angiò e far finire l' assedio.
L' impresa fallì ed i Poggibonizzesi stremati dal lungo assedio scesero a patti con il re francese: quest' ultimo si fece giurare fedeltà, lasciò a presidio una guarnigione ed iniziò la costruzione di un fortilizio probabilmente inglobato agli inizi del Cinquecento nella Fortezza Medicea. Si tentava così di soggiogare una città che voleva a tutti i costi mantenere la sua libertà ed indipendenza in una regione deve il predominio di Firenze si stava facendo sempre più forte.
Con l' arrivo in Italia di Corradino di Svevia, nipote di Manfredi, i Poggibonizzesi scacciarono la guarnigione francese e si riavvicinarono al partito ghibellino. Nel Giugno del 1270 i Francesi capitanati da Guido da Monfort, vicario in Toscana di Carlo d' Angiò ed aiutati dai Fiorentini, cingevano nuovamente d' assedio la città che però resisté tenacemente ancora per cinque mesi. Dopo la resa della città i Fiorentini pagarono ai Francesi l' enorme somma di 4000 fiorini d' oro per avere il diritto di distruggere Poggiobonizio.

Giovanni Villani, cronista fiorentino di parte guelfa vissuto nel Trecento, nella sua Nuova Cronica così raccontava di Poggiobonizio per quanto riguarda la sua edificazione
"...e quello di ricche mura, porte e torri adornarono, e fu sì forte e bello e fornito di molti e ricchi abitanti ch' elli curavano poco i fiorentini o altri loro vicini; e per contrario de' fiorentini s' allegarono co senesi e poi diede molta briga a' suoi vicini e a' fiorentini... Il detto Poggio è de meglio assituati che sia in Italia è il bilico della provincia di Toscana ... "
e la sua distruzione:

"Questo Poggibonizzi fu il più bello castello e de' più forti d'Italia e posto quasi nel bilico della Toscana e era con belle mura e torri e con molte belle chiese e pievi e ricca badia e con bellissime fontane di marmo e accasato e abitato di genti com' una buona città... ", un vero peccato che le vicende storiche non l'abbiamo fatta giungere fino ad oggi per essere ammirata in tutta la sua bellezza.

La città fu completamente distrutta e gli abitanti rimasti costretti a scendere nella parte bassa della collina, nel "borgo veteri" di Marturi. L'abitato, ribattezzato Poggibonsi (volgarizzazione dell' antico nome) in onore della nobile città distrutta, si ampliò, fu costruita nei primi anni del 1300 la Chiesa di S. Lorenzo Martire con adiacente il Convento degli Agostiniani. Già nei primi anni del Trecento l'abitato era circondato da fossati e cinto da mura difensive munite di ventisei torri nelle quali si aprivano quattro porte: Porta S. Maria, Porta del Poggiarello, Porta S. Jacopo e Porta Ad Cornetum.

Nel 1313 un nuovo evento rianimò la mai sopita voglia di libertà dei Poggibonizzesi: l'imperatore Arrigo VII giunse a Poggibonsi il 6 gennaio e gli abitanti, cacciata la guarnigione fiorentina, fecero omaggio all'Imperatore delle chiavi della città alla Porta di S. Maria, che a ricordo di quell'evento fu ribattezzata delle Chiavi. L'imperatore si portò successivamente sulla collina di Poggiobonizio, dove soggiornò per circa tre mesi iniziando l'edificazione di una nuova città chiamata Monte Imperiale.
Arrigo VII nell' Agosto di quell' anno, mentre era diretto a Roma, giunto a Buonconvento morì in circostanze misteriose. Dopo la sua morte i Fiorentini assediarono sia Poggibonsi che il nuovo insediamento di Monte Imperiale dove dopo la conquista distrussero quanto era stato realizzato e stroncarono la resistenza dei Poggibonizzesi. Da quel momento Poggibonsi entrò definitivamente a far parte dello Stato Fiorentino.

La civiltà e la cultura dei Poggibonizzesi o Poggibonsesi si è sempre manifestata in ogni tempo, si pensi che già nello Statuto Comunale del 1332 era vietata la tortura nei confronti dei prigionieri.
Nel corso dei secoli successivi la città mantenne la sua naturale vocazione di centro commerciale, posta all' incrocio delle principali vie di transito che attraversavano la Toscana da Nord a Sud e da Est ad Ovest ed i suoi abitanti svilupparono attività mercantili, artigianali ed agricole.

Alla fine del Quattrocento Lorenzo il Magnifico decide di costruire sul Poggio di Bonizio una "città ideale", da realizzare secondo i canoni rinascimentali, posta a difesa dei confini sud dei territori controllati da Firenze. Sotto la direzione di Giuliano ed Antonio da Sangallo fu iniziata la costruzione delle maestose mura urbiche che dovevano difendere la nuova città e successivamente si iniziò a costruire la Fortezza, nucleo centrale di difesa. L' ambizioso progetto urbanistico di Lorenzo il Magnifico non fu mai portato a termine a causa della sua morte e della caduta, negli anni successivi, dello Stato Senese sotto il controllo fiorentino. Nel 1506 Michelangelo, fuggito da Roma per ritornare a Firenze durante i lavori per il sepolcro di Papa Giulio II, fu raggiunto a Poggibonsi dagli emissari del Papa che invano cercarono di convincerlo a rientrare a Roma. Le trecentesche mura di Poggibonsi hanno racchiuso l'abitato fino ai primi anni dell' Ottocento, quando la città si aprì all' espansione lungo le principali vie di comunicazione che la attraversavano.

Grazie anche alla nuova ferrovia Empoli - Siena, tra la fine del 1800 ed i primi anni del 1900, sorsero numerose case vinicole che producevano e commercializzavano il vino dell' area del Chianti e vetrerie che producevano i fiaschi per contenere la bevanda di Bacco. Pregevole esempio architettonico di questo periodo è l'Enopolio Fassati in Via Borgaccio, originariamente collegato con una propria ferrovia alla stazione ferroviaria.

Nei primi anni del Novecento fu realizzata un' imponente opera idraulica ed urbanistica: la deviazione del corso del torrente Staggia, che lambiva le mura presso Porta S. Jacopo , verso Nord attraverso la costruzione del canale artificiale che vediamo oggi, al fine di rendere più salubre l' area vicina al centro abitato.

Durante la Seconda Guerra Mondiale la città, proprio in virtù del suo storico carattere strategico, subì pesantissimi bombardamenti che provocarono un alto costo in vite umane con la distruzione ed il danneggiamento del 70% dell' abitato, tanto da essere decorata nel 1961 con la Medaglia di Bronzo al Valor Civile. Nel luglio 1944 la città fu teatro di una sanguinosa battaglia tra paracadutisti tedeschi e truppe francesi per la sua liberazione.

La città, che nel corso della sua storia ha conosciuto ben tre distruzioni totali (Marturi - Poggiobonizio - Monte Imperiale), ed una pesantissima nell' ultimo conflitto mondiale, grazie alle capacità che i suoi abitanti hanno dimostrato in ogni epoca, sempre più impegnati a ricostruire che a conservare, ha saputo in ogni tempo rinascere e crescere. Nel dopoguerra il boom economico degli anni Sessanta ha portato un grande sviluppo delle attività economiche ed un forte inurbamento della città. Ciò è proseguito, a ritmi meno concitati, fino ad oggi, con la presenza di molteplici attività che vanno dal terziario avanzato, alla meccanica di precisione, all' artigianato, all' industria dell' arredamento e del camper.

Poggibonsi oggi è vivace, dinamica, sempre aperta alle novità ed alle diverse culture; vi sono presenti tutti i servizi che una città può vantare, pur restando fortemente attaccata alle proprie origini, vicende storiche e tradizioni tanto da essere un centro di primaria importanza nel territorio valdelsano, quasi a ribadire un ruolo che già aveva nel medioevo e che era decaduto con la distruzione dell' antica e nobile città.


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